lunedì 9 dicembre 2013

Siamo una Regione fo-rtissimi...

L'Inno delle Marche potrà essere cantato.

Avverrà domani, siamo ancora in tempo per fare qualcosa. Tipo una rivolta.

Dopo sei anni dalla sua prima presentazione, l'Inno delle Marche ha finalmente trovato la parola. Grazie ad una rigorosa selezione di brani inediti, finalmente la melodia di Giovanni Allevi potrà essere cantata a feste di compleanno, matrimoni, finali del Super bowl regionale e non più solamente ascoltata in estatico rapimento, mentre si miete il grano sul far della sera e le rondini si posano a cornice sulle vigne ubertose.

Cosa spinga l'Amministrazione di una Regione a dotarsi di un inno e a cadere nel provincialismo più bieco è un mistero da antropologhi a fine carriera. Ma il risultato finale è sotto agli occhi di tutti: 130.000 Euro spesi sei anni fa fra composizione, presentazione del brano e contratto di testimonial della Regione per Allevi, che, grazie a quei soldi, potè finalmente studiare musica e montarsi la testa. Arrivando a dichiarare, qualche anno dopo, cose irriferibili su Beethoven.

Non contenti del pur pregevole lavoro di Allevi, in Regione hanno voluto calcare la mano e accentuare quell'immagine un po' mesta e frugalmente contadina che accompagna qualsiasi marchigiano in Italia. In Italia, non nel Mondo, perchè all'estero dell'Italia conoscono tre o quattro città e pensano che tutto il resto sia una sterminata periferia, piena di opere d'arte che non ci meritiamo.

Orgogliosi delle nostre radici conficcate in terra, ma basta così. E invece qualche campione del testo poetico ci massacra senza pietà: Nel cuore avrò i monti azzurri, il mare e poi le verdi terre. Una poetica scolastica da quarta elementare che ci rappresenterà in quel Mondo che per fortuna non ci conosce. Ovunque vai, ritroverai gente serena e libertà, piccoli borghi e operose città. Le operose città sono state delocalizzate, ma al poeta non gliel'ha detto nessuno.

Se io domani dovessi andar via, vivrei soltanto per ritornare. Anche il tema della fuga dei cervelli è oggetto della poetica, impossibile non tornare per il migrante, è solo questione di tempo, la terra natìa è lì che lo aspetta, basta che si trovi un lavoro e un appartamento a condizioni ragionevoli.

Fra le righe del testo un ovvio omaggio al grande Poeta, quello che più di tutte le sue malattie soffrì il provincialismo della sua terra (e qui sta parte della sua grandezza): l'anima immensa del grande poeta che ha illuminato la nostra vita. Per finire con Raffaello, citato esplicitamente: i paesaggi del gran Raffaello puoi rivedere passando di qua / sono le Marche, la terra mia, luogo di pace e umanità. Qui si torna in quarta elementare, ma da ripetenti.

Spiegare ad un comune cittadino a cosa serva un inno regionale cantabile è impresa ingrata, e in Regione hanno pensato di affidare la scelta del brano vincitore dell'appalto musicale a Mogol. Visto il livello del risultato, non è chiaro perchè si sia dovuto scomodare un grande paroliere della musica leggera italiana, anche se spesso banale e scontato. Forse per rendere la scelta inattaccabile dal punto di vista artistico, nessun critico andrebbe mai a sfruculiare la uallera a Mogol per questa inezia. Questo, ovviamente, sorvolando su congruità e necessità di tutta l'operazione.

Forse distratto dalle polemiche con Maroni e il suo Inno della Lombardia (un'altra iniziativa che ci dovrebbe far riflettere su quanto siano contigui gli opposti), Mogol avrà scelto il meno peggio dei brani, a costo di farlo interpretare da due suoi protetti, i B Twins (gemelli ascolani) e cancellando la consulenza per la Regione Marche dal suo curriculum.

A noi resta la consapevolezza che non vi sarà più un'uscita autoreferenziale della Regione Marche senza l'inno cantato e che il Governatore Spacca è un formidabile produttore di auto-eventi.

Viene voglia di cantare il Mameli. Quello sì che era un figo, morto a ventidue anni in battaglia e in pieno Risorgimento.


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Giovanni Allevi qualche mese fa ha affermato che Beethoven non piace ai giovani perchè non ha ritmo. Per questo infortunio è stato sfottuto dal web per giorni e giorni, ma una buona risposta gliel'ha fornita Giorgio Fontana in questo post. Vorrei vivere altri cento anni per sapere quanto Beethoven e quanto Allevi ascolteremo nel 2113. Anche questo brano è una buona risposta, per i patiti degli anni '70.

Maroni, Governatore della Lombardia, ha chiesto un inno "più rock" a Mogol "perchè di musica un po' me ne intendo". Sembra che anche Spacca abbia chiesto un testo più rock, ma che Mogol lo abbia stoppato: "Una polka andrà benissimo".

Nascosto su Youtube abbiamo anche l'inno delle Marche del Nord. Almeno questi hanno fatto una cazzata gratis.

Infine: fortunatamente sono poche (non pochissime) le Regioni italiane che hanno adottato un inno ufficiale. Fra queste non c'è la Puglia. Ma quando chiedi a un pugliese quale sia il suo inno, lui ti risponde con questo. Invidia invidia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

e dell'inno dell'emila romagna che ne dici'?
ROMAGNA MIAAA

Anonimo ha detto...

....nella teoria dei massimi sistemi si finirebbe per avere l'inno di Senigallia e Ancona, poi di Marzocca e così via spacchettando!
No mi spiace, ma l'inno sulla falsariga di Gent' d' S'ngaja proprio no! :D

Daniele_Sole