Ancora speranze per il diritto alla salute: nessun richiamo alla Provvidenza.
Con un lungo comunicato stampa ripreso da tutti gli organi d'informazione, il Vescovo di Senigallia, Mons. Orlandoni, ha sciolto le sue riserve sul diritto alla salute, confermando che effettivamente esiste e che va tutelato. L'intervento, perso nella canicola di luglio e con tutte le coscienze in vacanza, parte dai fondamentali, che, nel caso del diritto alla salute vengono dall'art. 32 della Costituzione, che ha trasformato una virtù per cattolici, la Carità, in un diritto universale.
Il concetto espresso da Orlandoni è quello del "depauperamento" della salute pubblica, un termine che richiama mancanza di fondi, risorse ed investimenti. I problemi sembrano provenire esclusivamente dalla mancanza di soldi o da una errata gestione degli stessi.
La sua morale cristiana (e il suo alto incarico) gli impediscono di parlare di "smantellamento" della salute pubblica in favore della sanità privata, forse il vero e unico problema. Quella dello smantellamento è una tesi ardita, va a cozzare contro un sistema politico ben radicato che ancora gode di una relativa fiducia dato che viene confermato, di volta in volta, alle elezioni.
Lo stesso sistema politico che decenni fa ha chiuso i piccoli ospedali comunali per potenziare gli ospedali di rete e ora li smantella per aprire le "aree vaste", l'accentramento dei servizi in poche e scomode sedi sparse per le Marche. La prossimità, una caratteristica peculiare della cura (il paziente soffre anche perchè i suoi congiunti non possono assisterlo agevolmente) cede il passo alla razionalizzazione della cura, al suo minor costo/letto.
Un sistema politico che fa parlare i suoi "tecnici" di razionalizzazioni e ottimizzazioni e che convoca tavoli di concertazione con il territorio i cui posti sono sempre occupati da coloro che sostengono questo sistema politico. Il risultato è l'autoreferenzialità e il massimo effetto è quello che vede piccoli esponenti del sistema riportare a casa modesti risultati per il territorio e ottimi risultati per la loro carriera politica.
Un sistema politico che dà il suo avvallo a spericolate operazioni di mantenimento delle clientele elettorali, con il potenziamento dei servizi (e delle eccellenze) in aree spopolate della Regione (leggasi Fabriano) a scapito della popolosa area costiera. Che costituisce (sempre a Fabriano) un centro unico direzionale dell'ASUR, acquistando un prestigioso edificio nuovo di zecca e ignorando le potenzialità delle reti telematiche per il decentramento, che consentono di abbattere i costi dell'amministrazione, l'attività meno produttiva dell'ASUR. Smantellamento o depauperamento che dir si voglia, ma non per tutti.
Queste cose un Vescovo non può dirle, preferisce entrare nello specifico e parlare di primariati mancanti, di disservizi o di perdita di posti letto. Lo fa dal suo alto magistero, ma lo fa anche da buon ultimo: le sue segnalazioni e il suo allarme sono gli stessi che privati cittadini, associazioni, sindacati, Tribunale del Malato, Sindaci, pazienti e Consiglieri comunali lanciano da due anni a questa parte, pur non avendo lo stesso potente riscontro nei media.
Lo fa fuori tempo massimo, a luglio inoltrato, quando la politica va in vacanza, qualunque sia l'esito della riorganizzazione del servizio sanitario. Luglio, un momento in cui c'è la massima attenzione per anticiclone ed eventi in spiaggia e il minimo interesse per qualsiasi cosa possa essere rimandata a settembre.
Eppure venti giorni fa questo comunicato stampa avrebbe avuto un altro effetto, non sarebbe caduto nel vuoto. Pubblicato nei giorni del Consiglio grande sul servizio sanitario, quando abbiamo avuto ospiti il Direttore generale dell'ASUR Ciccarelli e l'Assessore alla Salute Mezzolani, avrebbe condizionato la scarsa attenzione dei media nei confronti dell'evento, che forse "doveva" essere un evento minore. Un vero peccato, forse neanche veniale.
Pubblicato nel marzo 2011 sul Messaggero, questo annuncio ha aperto la guerra della Regione contro la sanità nel senigalliese. |